In tema di falso documentale commesso dal privato in atti pubblici (artt. 476 e 482 c.p.), la Suprema Corte ha affermato che si versa in un’ipotesi di c.d. falso grossolano e, così, di reato impossibile per inidoneità assoluta dell’azione (art. 49 c.p.), se il documento, valutato ex ante, ovvero in base alle circostanze di fatto conosciute (e conoscibili) nel momento in cui l’azione è stata posta in essere, sia stato contraffatto in maniera così grezza che la falsificazione risulti immediatamente riconoscibile da chiunque sia dotato di comune discernimento ed avvedutezza, pur se privo di competenze tecniche, o nel caso in cui l’alterazione sia irrilevante ai fini dell’interpretazione dell’atto stesso, non modificandone il senso: al contrario, nell’ipotesi in cui la contraffazione sia consistita nell’alterazione grafica del documento con abrasioni o con scritturazioni sovrapposte a precedenti annotazioni, ciò non è affatto indice univoco di una falsità talmente evidente da escludere l’eventualità di un inganno alla pubblica fede, potendo viceversa apparire alla stregua di una correzione, irrituale ma non delittuosa, di un errore materiale compiuto durante la formazione di un documento veridico (Cass. pen., Sez. V, 14 luglio 2021, n. 27059).
Dopo aver conseguito la Laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” nel 2012, l’avvocato Luca Lanzi ha svolto il biennio di praticantato in un prestigioso Studio legale della Capitale, superando l’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione forense presso la Corte di Appello di Roma. Iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma dal 2015, a soli 27 anni ha iniziato a patrocinare in processi penali di sempre maggior caratura, nel Foro di Roma e su tutto il territorio nazionale.
Avv. Luca Lanzi
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